Ha raccontato Dino Zoff che dopo la finale mondiale di Madrid ’82, solo Scirea lo aspettò in albergo, mentre tutti erano andati a fare baldoria. “Credo per gentilezza, perché ero il più vecchio…Non potevamo certo sporcare la felicità ballando in discoteca”. Gustarono il successo con una sigaretta e un bicchiere di vino. “Ricordo il silenzio di quella stanza, il silenzio di Gaetano che mi manca ogni giorno di più”. Zoff oggi ha 81 anni, Scirea ne avrebbe fatti 70 il 25 maggio.
Gaetano Scirea era figlio di operai, umiltà e eleganza hanno guidato la sua vita, cosi breve e intensa fino a quel drammatico incidente stradale in Polonia a 36 anni. La tragedia piombò in diretta sulla Domenica sportiva il 3 settembre 1989 quando per l’incredulo Sandro Ciotti, Scirea diventò in un colpo di vento un ricordo da onorare, “campione di sport ma soprattutto di civiltà”.
E’ stato il libero più forte, forse con Armando Picchi (anche lui scomparso a 36 anni), che l’Italia del calcio abbia avuto e uno dei migliori difensori della storia di questo sport, passione nata con i colori nerazzurri dell’Inter di Herrera di cui Gaetano era tifoso e dell’Atalanta dove partì la sua avventura sportiva come ala destra. Con la Juventus ha vinto coppe e scudetti, con Zoff, Gentile e Cabrini ha formato una retroguardia storica, campione del mondo con la Nazionale in Spagna l’11 luglio ’82.
Nella tragedia dell’Heysel il 29 maggio ’85 toccò alla sua voce lieve e educata appellarsi ai tifosi mentre nello stadio si contavano i morti. Boniperti lo considerava un figlio, Bearzot un angelo. “La prima volta che stette in ritiro con me, a Lisbona con l’Under 23, dissi che un ragazzo così era un angelo piovuto dal cielo. Non mi ero sbagliato. Ma lo hanno rivoluto indietro troppo presto”.