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C’è vita in Africa, a 86 centesimi al giorno. Mangiare o studiare, i poveri del Ruanda

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Ci sono posti al mondo dove mangiare è ancora un privilegio, studiare impossibile. Il Ruanda è uno di questi. Distante dal mare e straziato dal ricordo, è uno dei luoghi più poveri del pianeta.
Ha conosciuto un massacro con pochi precedenti nella storia, un piano di pulizia etnica della maggioranza Hutu sulla minoranza Tutsi, una pagina orribile con un milione di morti in cento giorni e responsabilità enormi dell’Occidente e della Chiesa cattolica, come spesso ci hanno raccontato gli angoli sfruttati della Terra.

La parte migliore e solidale della Chiesa, chissà se per farsi perdonare, attraverso la Caritas è presente con i suoi “apostoli” per aiutare bambini e famiglie.𝑁𝑜𝑒𝑚𝑖 𝐶𝑖𝑢𝑐𝑐𝑖, 𝐿𝑜𝑟𝑒𝑡𝑎 𝐸𝑠𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑜 𝑒 𝐶𝑒𝑐𝑖𝑙𝑖𝑎 𝑅𝑎𝑔𝑜𝑛𝑒 sono tre volontarie nel villaggio di Kora e nella città di Gisenyi, dove il guardiano della chiesa Clement che mantiene cinque figli con 26 euro al mese, non fa notizia. Nel Ruanda come in gran parte dell’Africa, la povertà resta insopportabile. Ma dipende solo da noi.

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