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Addio fratello Biagio, sacco a pelo e Vangelo per aiutare i poveri

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“Siamo diventati insensibili e disubbidienti, siamo diventati spazzatura e abbiamo stravolto anche il clima, il male che facciamo ci torna come boomerang, nel produrre nuove povertà, nuove emarginazioni, disagi mentali, depressioni, suicidi, nuovi senza tetto e profughi lasciati alla deriva…Ma un giorno la verità verrà a galla”.

Di San Francesco aveva il disgusto per malvagi e corrotti, l’estrazione borghese e il cuore vicino ai derelitti. La misericordia per la vita semplice, il sole, la natura, gli animali. Fratel Biagio da Palermo ha digiunato mille volte, contro l’egoismo, perché qualcuno si ricordasse degli ultimi della Terra.

Il papà aveva un’impresa edile, lui ci lavorava notte e giorno, fino a spaccarsi la schiena, finché un giorno ha abbandonato la vita sicura e ne ha scelto un’altra, da eremita, sulle montagne, tra fiumi, laghi e stelle. Poi il cammino a Assisi e lo sguardo a quei disgraziati raccolti d’inverno nelle stazioni, aiutare i poveri è diventata la sua missione laica, gli ha compromesso le vertebre e un giorno è finito sulla sedia a rotelle e ci è rimasto.

A 50 anni lo hanno convinto a salire sul treno bianco per Lourdes e a bagnarsi nell’acqua benedetta. Piedi enormi si son sgonfiati, si è alzato, ha camminato. Fratel Biagio ha sussurrato al miracolo, migliaia di km a piedi per regalarsi un’altra vita ancora, Scozia, Olanda, Francia, Londra, Santiago de Compostela, tutta l’Italia. Tutta l’umanità del mondo.

Sacco a pelo e Vangelo, lungo il cammino qualcuno si è offerto di portargli la croce, l’abbraccio di papa Francesco, le notti al gelo fin quasi a morirci, i digiuni di tre settimane, il Covid e infine la malattia, un tumore diagnosticato due anni fa che ha messo a dura prova la sua resistenza ma non la fede. Se n’è andato questa notte, un anno dopo David Sassoli, che lo accolse a Bruxelles, unico dal parlamento europeo a alzare la voce per i senza fissa dimora.

Da trent’anni apriva le porte a sbandati, senzatetto, ex detenuti, gente sola al mondo nel centro che aveva fondato in Sicilia, la Missione di Speranza e Carità di Palermo, accanto a lui un caro e comune amico, Riccardo Rossi, conosciuto in un capodanno francescano. A centinaia di disperati mancheranno le sue carezze.

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