Per conoscere meglio il mondo di Mauro Giancaspro occorreva la fortuna di entrare a casa sua un quarto di secolo fa. Un luogo invisibile a tutti, non solo per l’estrema riservatezza del simpatico inquilino ma anche perché avvolto in una fitta nebbia, come le paludi cambogiane o la Milano anni ’50. Mauro fumava come un turco, in buona compagnia giacché la cara moglie Vittoria gli teneva testa. E che testa, a 50 anni aveva divorato più libri che sigarette. Solo lui poteva dare alle stampe “Leggere nuoce gravemente alla salute” (L’Ancora del Mediterraneo).
Lo conobbi che era diventato da un anno direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, un topolino che sarebbe scomparso volentieri tra milioni di libri se non avesse avuto l’ansia di governare centinaia di dipendenti, beghe sindacali e soldi statali che per i libri non c’erano mai. Era il ’98 quando mi avvicinai per conoscerlo in un angolo buio della biblioteca e mi sembrò di stringere timidamente la mano a Gutenberg in persona. Giancaspro, timido anche lui, non aveva mai conosciuto la ribalta dei giornali, che non avevano in archivio nemmeno una sua foto. Da quel giorno il suo nome entrerà nella storia della città.
Mauro non ha mai insistito per far uscire una notizia, come facevan tanti altri e senza stile, era un uomo mite, troppo perbene. In un giorno di fine estate, nel nono mese dell’anno duemila, mi raccontò per esempio di una biblioteca galleggiante nel porto di Napoli, il vecchio rimorchiatore americano Bannock, “Ferrù mi è venuta questa brillante idea”. Apprezzavo tanto la sua passione forte e educata e quella nave piena di libri ebbe mezza pagina su Repubblica e il bellissimo sottotitolo del mio amico Rafra, nome in codice di Francesco Rasulo: “Qui Bannock, Hemingway a bordo”.
Giancaspro, padre pugliese e madre abruzzese, ha vissuto il suo tempo con la virtù dell’ironia esaltata come mai prima nell’incontro storico con Umberto Eco. Fu quando l’autore de Il nome della rosa scelse la Nazionale di Napoli per presentare per la prima volta al pubblico l’Almanacco del bibliofilo, roba per appassionati di libri antichi, racconti brevi e novelle d’altri tempi. Eco compiva 70 anni e per l’occasione Giancaspro mi fece il regalo più bello, tenne riservata la notizia per me e Repubblica, fino al 3 gennaio 2002, quando annunciammo alla citta l’evento.
Anche questa foto è un suo dono, lui con Umberto Eco nella terrazza della Biblioteca di Napoli.
Con il grande scrittore e semiologo divideva la capacità di creare giochi di parole e riflessioni come quella leggendaria di Eco sulla differenza tra il bibliofilo narciso ma altruista nel piacere di mostrare i suoi libri e il bibliomane geloso e avido nel tenerseli per sé. Mauro Giancaspro era certamente un bibliofilo, il più grande che abbia conosciuto.
Martedì prossimo nel giorno della Liberazione lo ricorderò con un video di storie che mi raccontò un anno fa a casa sua, dalla sua amicizia con Eco a quella con Gian Burrasca…Quale giorno migliore del 25 aprile, per chi amava il libro anche come strumento di libertà temuto dai regimi.
(Ferruccio)