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Cento anni fa nasceva Mario Rigoni Stern, uomo libero dietro al filo spinato dei lager

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Alpino e narratore tra i grandi del ‘900

Riabbracciò i boschi di casa nella primavera del ‘45, dopo essere fuggito dall’ultimo lager. Mario Rigoni Stern si accorse presto che l’Italia ignorava la tragedia vissuta da migliaia di uomini. Iniziò a scrivere, a ricordare e nel 1953 pubblicò con Einaudi il suo primo libro “𝐼𝑙 𝑠𝑒𝑟𝑔𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑛𝑒𝑣𝑒”, uno dei testi più toccanti della letteratura tradotto in tutte le lingue. Ne seguiranno altri.

Alpino del Vestone, nato il 1 novembre 1921 nell’altopiano di Asiago, era uno dei tanti disperati nell’invasione dell’Unione Sovietica. Durante la terribile ritirata dalla Russia comprese la tragedia dell’Italia fascista, guidò 70 alpini verso la salvezza, rifiutò di combattere per Mussolini e fu deportato nei lager nazisti. Scelse di restare libero dietro il filo spinato. Sopravvisse a quasi due anni di prigionia

Il destino che decide tra “salvati e sommersi”, restituì agli affetti un figlio dei monti e alla Storia un profondo narratore. Nel centenario della nascita ricordiamo la sua umanità, il testimone del Novecento che Primo Levi considerò uno dei più grandi scrittori italiani. Nella sua scrittura pulita, chiara, struggente, c’è la guerra, l’amore per la natura, l’indignazione.

Si spense il 16 giugno 2008 nella casa da lui costruita finita la guerra e da cui non si separerà più.
(Ferruccio)

Grazie a Giuseppe Mendicino

“…ragionate con la vostra testa e imparate a dire di no; siate ribelli per giusta causa, difendete sempre la natura e i piu’ deboli; non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore; siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi rimpiangerete le montagne che non avete salito e le battaglie che non avete combattuto”.
Mario Rigoni Stern

(La foto in evidenza è di Adriano Tomba e piaceva molto allo scrittore)

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