Una vita breve, tempo di una sigaretta. Beppe Viola ne ha fumate tante e si è speso troppo. Cosi il suo cuore distante dal fumoso palcoscenico della finzione, ha smesso di seguirlo a 43 anni. Giornalista senza piedistallo, dissacrante e mai allineato, troppo bravo per fare carriera, in una lettera ai vertici Rai un giorno scrisse: “Ho 40 anni, quattro figlie e la sensazione di essere preso per il culo”.
Amava giocare ai cavalli ma puntava quelli sbagliati, in compenso si faceva rispettare a scopa d’assi da Bruno Pizzul e Giacinto Facchetti. Se le tasche erano bucate e il conto in rosso, la sua umanità era ricca e magica sotto il cielo plumbeo di Milano. La creatività senza tempo svegliava le figlie alle tre di notte per mostrare le scarpe appena acquistate, come ha raccontato Marina Viola in un tenero libro “Mio padre è stato anche Beppe Viola” (Feltrinelli).
Amava la sua città, milanista che non risparmiava graffi neanche al beniamino. “Ecco un intervento deciso di Gentile che costringe Rivera a rifarsi il trucco”. Il 27 marzo del ’77 mandò in onda alla Domenica Sportiva il servizio sul derby Milan-Inter, l’ultimo di Mazzola, ma era cosi brutto che mostrò quello del ’63. “Il derby è ancora una cosa seria”. Tito Stagno sbalzò dalla sedia, ma il servizio è nella cineteca Rai. Come l’intervista a Rivera, sul tram.
Quarant’anni fa, 17 ottobre ’82, avevo 17 anni quando Beppe Viola montava le immagini di Inter-Napoli prima del solito salto all’ippodromo e poi negli studi Rai, e ci lasciò la vita. L’ictus non ha perdonato lo stravagante e malinconico fuoriclasse che andava orgoglioso del “record di mancata carriera”.
Chissà che cosa avrebbe detto, scritto della lava dozzinale che scorre oggi sui social, imbattibili forse sarebbero i suoi tweet. Ma chi lo ha conosciuto bene ricorda la sua direzione verso gli ultimi e l’anima popolare, non è difficile immaginarlo un giorno d’autunno davanti allo stadio San Siro, in piedi, in attesa di un tram.
(Ferruccio)
1 Commenti
Giornalista anticonformista per antonomasia.
Quando mori’ scrissi una lettera( quale quattordicenne lo fa piu’?)per celebrarlo al mio amato Guerin Sportivo che con mia grande gioia la pubblico’.Notoriamente le stelle giganti hanno vita breve,proprio come Beppe.