Spaccanapoli
Un dedalo di stradine e, in epoca ante-coronavirus, di persone, turisti, napoletani e stranieri che vivono e ammirano il centro storico della città. Divenuto Patrimonio dell’Unesco come la sua famosa San Gregorio Armeno, la via dei pastori, dove a Natale è ressa per passeggiare ed ammirare le statuine del presepe.
E ancora, le piazze, luoghi di aggregazione sin dai tempi dei greci, oggi malinconicamente deserte. Da piazza del Plebiscito a piazza Garibaldi, legate insieme nel loro isolamento e nel loro nuovo volto. Che stenti a riconoscere, e quasi percepisci, per la prima volta, quei lavori di fronte la stazione di Napoli che la casba di gente, viandanti ed extracomunitari avevano coperto con i loro suoni ed i loro prepotenti passi.
Napule è na’ carta sporca cantava Pino Daniele ma in epoca di coronavirus le nostre strade, le nostre piazze, i nostri vicoli appaiano tirati a lucido come fossero specchi.
Privati della loro gente ma non della loro anima che, ci auguriamo, venga rispettata di più quando l’incubo sarà finito e torneremo a cantare in piazza. E a calpestare quelle strade che, forse, così belle non abbiamo visto mai.