La sera del 27 aprile era felice per una pizza, dopo un mese di ricovero in ospedale. “Con ossigeno e sulla poltrona” aveva scritto su facebook dove aggiornava quando poteva sulle sue condizioni, senza più casco per la ventilazione polmonare. Sembrava fatta contro il Covid 19 e oggi invece la notizia della morte. Pietro Nardiello, giornalista e scrittore salernitano, 47 anni, è l’ennesima vittima del maledetto virus.
Apprezzato per franchezza e umanità, nel suo percorso aveva alternato iniziative d’impegno civile e idee legate alla letteratura sportiva. Tifoso della Salernitana, alla squadra della sua città aveva dedicato due libri, il primo “Guidaci ancora Ago”, in memoria del calciatore morto suicida Agostino Di Bartolomei.
Ha lasciato traccia, con ironia e senza fronzoli, sui beni confiscati alla criminalità organizzata con “Il festival a casa del boss” del 2012 che faceva parte dell’antologia “Strozzateci tutti”, ideata da 23 scrittori del sud per rispondere a Silvio Berlusconi che nel 2009 disse “Se trovo quelli che scrivono libri di mafia e vanno in giro in tutto il mondo a farci fare così bella figura, giuro che li strozzo”.
Ha collaborato con la Città di Salerno, Articolo 21 e Repubblica edizione napoletana.
“Interrompo dal San Paolo” è il libro dedicato a Napoli città adottiva e “Il Grande Torino, campioni per sempre”, è una raccolta di sedici storie di altrettanti scrittori curata con Jvan Sica, in memoria degli “Invincibili”.