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“Figlio mio, uomini e calciatori di un altro mondo”. La memoria infinita del Grande Torino

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“Mio padre Dario Fabrizio classe 1931, prima di diventare medico era un forte calciatore. Poco prima di lasciare questa terra, mi raccontò molte cose tenere e una di queste intrecciava l’amore della sua vita, mia madre, e il Grande Torino.
Nel dopoguerra lui era a Napoli, lei a Firenze in collegio al Sacro Cuore. Correva l’anno 1947, in Italia nasceva la Costituzione e il mondo iniziava a conoscere il Diario di Anna Frank.
A 16 anni e mezzo mio padre affrontava viaggi all’epoca infiniti, ore e ore di treno e poi ore e ore seduto timido su una panchina, in attesa di vedere anche solo 15 minuti la ragazza con cui avrebbe vissuto per sempre.
E fu così anche un giorno di fine estate, la scuola ancora chiusa e Dario, sportivo nel migliore stile inglese, allungò il suo itinerario di passione fino a Torino. Voleva vedere da vicino “gli Invincibili”, la Nazionale italiana con la maglia granata.
Torino-Napoli, 14 settembre 1947. Finì 4-0, il risultato, scontato, fu un dettaglio. Mazzola, Bacigalupo, Gabetto…li ricordava tutti e di ciascuno conosceva la grandezza, non gli chiesi nulla, lo ascoltavo, la vita gli concedeva ormai il crepuscolo dei ricordi sui quali posava lo sguardo, come l’anima si tiene al cielo.
Si commosse pensando al Grande Torino, al suo “viaggio” e con gli occhi lucidi mi sussurrò: “Figlio mio, uomini e calciatori di un altro mondo…”.

In memoria della tragedia di Superga, 4 maggio 1949

(Nella foto Valentino Mazzola con il figlio Sandro nel 1949, poco prima del dramma)

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