Dopo 2500 km, 31 ore di auto, dieci posti di blocco sono arrivato a Kiev. Sono partito il 9 giugno alle 18 dall’Italia, Napoli. Ho raggiunto la Slovenia la notte alle 3 e l’Ungheria alle 7 del mattino dove son crollato dal sonno ma appena cinquanta minuti per la tensione e quando al risveglio ho realizzato dov’ero, un po’ smarrito ho pensato di tornare indietro. Poi ho bevuto l’ennesimo caffè, una ciofeca come gli altri, e sono andato avanti con la protezione di mio padre.
Avvicinarmi alla capitale è stato come entrare in un film surreale, lo sguardo che cadeva a destra e a sinistra su case e fabbriche sventrate, non ho resistito alla tentazione di scendere a riprendere un distributore di benzina distrutto e un centro per la logistica incenerito da un missile, mentre scrutavo due auto incendiate ho provato una gran pena anche per tanti alberi spezzati, vittime innocenti anche loro.
Intanto il mio amico cuoco Nicolai, l’avevo lasciato con la bimba in braccio e l’ho ritrovato con un fucile in mano, produzione sovietica del 1982. Il comandante gli ha concesso di venirmi a prendere in treno a Mukachevo, nel sud ovest e da lì siamo risaliti con la mia auto per altri 800 km per Kiev. Entrato in Ucraina, i primi 50 km, completamente solo, avrò incrociato una manciata di auto nel deserto.
La sosta a Leopoli è stata molto interessante, ho assistito in pochi minuti al funerale di un soldato morto nel Donbass e all’esecuzione col violino della canzone della mamma di un ragazzo di strada, il contrasto tra quei due momenti è la sintesi di benvenuto che mi ha restituito questo viaggio cosi avventuroso.
Oggi sono andato con Nicolai e un altro militare a Irpin e Bucha, sobborghi controllati per un mese dai russi e poi ripresi dagli ucraini dopo una terribile battaglia di cui documenterò i segni che posso. Ho attraversato le strade della morte, e mi sono fermato su un ponte distrutto dove hanno perso la vita in tanti, anche una bambina di 13 anni. Essere sul posto dà il privilegio di toccare con le proprie mani, vedere con i propri occhi, sentire col cuore. A presto.
Ferruccio