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Il capello di Galliani e quelli di Agnelli…addio Antonio, il barbiere di Posillipo

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Dalla sua bottega son passati capi di stato, professoroni, gente ricca e famosa ma nulla la rendeva più impagabile del maestrale. Quando lo sentiva arrivare Antonio Esposito mollava il cliente con una scusa e usciva a respirarlo. Era un colpo di vento dolce e irresistibile in un angolo di paradiso, lungo la costa che disegna le cale di Posillipo.

Altafini, Juliano, Lippi, Dario Fo, ma nel suo negozio un giorno si presentò anche Adriano Galliani, l’amministratore delegato del Milan. “Uè Ferrù, calvo senza manco un capello mi chiese una spuntatina…gli tolsi gli unici due peli che aveva in testa e mi procurò un posto in tribuna”. Sportivo nel tifo per il Napoli, Antonio non aveva simpatia per le squadre a strisce verticali, tranne l’Inter di Picchi, Facchetti e Mazzola.

Al presidente Azeglio Ciampi regalò la prima maglietta vip (vero indigeno posillipino) quando da Villa Rosebery passò davanti alla sua bottega. Con il governatore Bassolino litigò. “Voleva colorassi di scuro i suoi capelli grigi prima di andare in tv, mi chiamò da Roma, “Antò che brutta figura abbiamo fatto”. “No presidé l’avete fatta voi e i capelli colorati fateveli a Roma, io sono figlio di mio padre, un barbiere serio”.

Antonio amava il suo mestiere ma sentiva altro che mettere le mani in testa. E un giorno le usò per scrivere. Dallo stile semplice e dalla sensibilità sono usciti otto racconti innamorati di Posillipo, quel tesoro naturale ingoiato da flutti e erosioni, offeso dai palazzinari, ma baciato dalla magia. Il ricavato andava sempre ai bambini malati di leucemia, dramma che si portò via la giovane moglie del suo aiutante Enzo, oggi erede della bottega.

Magro e smunto, i suoi occhi azzurri hanno visto tutto, il tumore devastante a 40 anni, l’ictus, il cuore. A febbraio gli avevo promesso un video racconto a bordo della sua Cinquecento rossa, col maestrale di primavera e la premura che stesse prima bene. Antonio ne ha raccontate tante, una sola bugia è diventata leggenda e non sapeva tornare indietro: i capelli tagliati a Gianni Agnelli su una barca ai Caraibi.

“Ferrù a te devo dire la verità, non glieli tagliai” – mi confessò pochi mesi fa col cuore e l’affanno di chi sente giusto onorare i ricordi e 30 anni di amicizia. “L’Avvocato l’ho conosciuto in aeroporto, io con mia moglie, lui in direzione Caraibi, gli chiesi solo una foto insieme, è ancora appesa sopra le forbici”. Fuori la bottega è appesa invece una targa in ceramica: “Le vie del Signore sono infinite…ma via Posillipo è la più bella”.
(Ferruccio)

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