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“Il mio nome è Serpico e la libertà non ha prezzo”, 50 anni fa il film con un grande Al Pacino

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Quando avevo vent’anni avrei voluto insegnare Storia, prima di imbarcarmi nel giornalismo. E a pensarci bene un filo rosso lega le due cose, lo storico al reporter, cosi come il vero giornalista al vero poliziotto: la ricerca della verità, che per essere autentica deve rimare con libertà.

Non a caso dopo inutili denunce ai superiori sulla corruzione tra gli agenti di polizia, Frank Serpico bussò alla redazione del New York Times che fece scoppiare lo scandalo e segnò la parabola del bravo e onesto poliziotto fino a consegnarla alla Storia, non solo del cinema.

Sarà il giornalista e scrittore statunitense Peter Mass a scrivere la biografia del celebre agente da cui è stato tratto il film nel ’73 di Sidney Lumet con Al Pacino, candidato all’Oscar e vincitore del Golden Globe, e la struggente colonna sonora del compositore greco Mikīs Theodōrakīs.

Figlio di immigrati italiani (Marigliano), il suo nome entrò nella cronaca quando denunciò il sistema di bustarelle e omertà dilagante nella polizia di New York. Non abbassare gli occhi gli costò un orecchio e quasi la vita, Serpico non sente più da quello sinistro dalla notte del 3 febbraio ’71, quando in un’operazione antidroga, il colpo di pistola di uno spacciatore gli attraversò la guancia sinistra. Fu un residente spagnolo del quartiere a chiamare i soccorsi, non i due poliziotti che lo affiancavano.

Il cane, il pappagallo, il topolino diventarono cosi i suoi amici più fidati. Odiato dagli agenti più infami e stimato da quelli perbene, il solitario Frank lasciò la polizia un anno dopo e iniziò a viaggiare in Europa, portandosi dietro il distintivo di investigatore e una grande ferita umana. Da allora ha speso il suo tempo a piantare il seme della legalità e della dignità.

Oggi ha 87 anni e vive protetto dalla sua barba nello stato di New York con la sua compagna francese, in una casa di legno costruita con le sue mani.

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