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Il paese senza abitanti, dal 23 novembre 1980

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“Ascolto molto i vecchi perché trasmettono saggezza” raccontava un giovane di Romagnano al Monte, paesino sospeso nella terra aspra e di confine tra Basilicata e Campania. La ricchezza di questo buco del mondo è la sua storia millenaria, le ventimila piante di ulivo e i 500 abitanti che popolavano case di pietra. E poi i riti e le tradizioni, gli sposi chiusi in casa otto giorni dopo le nozze e le donne che si battevano il pugno sul petto per segnalare ai (pochi) briganti l’arrivo delle guardie.

Frammenti dissolti e infine crollati insieme ai tetti, il 23 novembre 1980. Dopo il terremoto i residenti hanno abitato per 15 anni in container di legno, prima di entrare nel nuovo mondo, un agglomerato di case che ha disperso anche l’anima e sepolto la speranza di restituire il suggestivo borgo. Oggi, nonostante l’avvento dei social, la piccola comunità rimpiange il calore umano dell’antico presepe, il canto superbo del gallo, lo sguardo pensoso dell’asinello, un tempo perduto per sempre.

grazie all’amico di Eboli Gaetano Izzo

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