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Il soldato caduto nel Donbass e il violino per la mamma, l’Ucraina struggente di Shevchenko

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Leopoli, la città più occidentale dell’Ucraina 50 km dal confine polacco, è stata tappa di passaggio per andare a Kiev. Mentre attraversavo i suoi sanpietrini sono stato richiamato dal suono struggente della banda militare alle esequie di un caduto nel Donbass, il pensiero è andato anche a quei giovani russi mandati allo sbaraglio da Putin, alle madri private di un corpo su cui piangere.
Poco dopo, poco più in là, si è alzato il suono del violino di un artista di strada che eseguiva la canzone della mamma sotto la statua di Taras Shevchenko, grande scrittore, poeta e pittore, la figura più cara agli ucraini per l’eredità lasciata dalla sua umanità.

Nato servo della gleba nel cuore della steppa il 9 marzo 1814 e rimasto orfano a 11 anni, si spostò a San Pietroburgo al seguito del suo padrone che capì il suo talento e gli permise di dedicarsi alla scrittura e al disegno. Esempio di un’esistenza pura in cui ha difeso gli oppressi senza compromessi e contro qualunque aggressore, pagò le sue scelte di libertà nell’impero degli zar con la prigionia e il confino.
Morì a 47 anni provato dalla sofferenza appena pochi giorni prima l’abolizione della servitù della gleba. E’ ricordato ovunque in Ucraina come un monumento nazionale e a lui la gente si richiama in ogni momento storico richieda coraggio, orgoglio, resistenza.

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