Tempi antichi quando il formidabile schiacciatore cubano Ernesto Martinez, che di statura non superava 1.78, con un salto riusciva a sfiorare la Luna. Correva il 1978. L’anno in cui si videro cose mai viste, la strage di via Fani, tre papi nel giro di un mese, il delitto Impastato, l’elezione di Sandro Pertini, la legge che chiudeva i manicomi e dava dignità ai “pazzi”, i Mondiali di Calcio nell’Argentina dei desaparecidos. E nell’autunno di quella drammatica stagione, ecco gli altri Mondiali in Italia. Pochi ci avevano scommesso e invece fu l’inizio del boom della pallavolo..
La Nazionale allenata dal catanese Carmelo Pittera sconfisse i leggendari cubani e perse in finale contro i marziani sovietici, ma la sfida all’Urss in un palazzetto bollente sganciò la pallavolo dalla dimensione di un hobby. Da allora è diventato uno sport di massa, senza cedere alla massificazione. E quasi mezzo secolo dopo è rimasto un pianeta di valori perduti, lontano dal doping e dal divismo. L’Italia campione del mondo contro la Polonia rinnova una magia che nasconde segreti semplici e sconosciuti a altri sport. Certamente al Calcio.
Mentre ieri gli atleti del volley conquistavano l’oro mondiale, alla stessa ora un’altra partita finiva nel far west a Torino. Su Wikipedia qualche deficiente ha aggiunto accanto alla data di nascita dell’arbitro contestato, quella della sua morte, rimossa prontamente dal sito. Lunga vita al buon Matteo Marcenaro da Genova, 30 anni il 9 novembre.
“La pallavolo è uno sport storicamente molto pulito, i tifosi incitano e non si divertono a insultare gli avversari” ha spiegato tempo fa uno dei più forti pallavolisti italiani Ivan Zaytsev, figlio del grande Vjaceslav palleggiatore dell’Urss che nel ’78 piegò 3-0 l’Italia e fu anche il primo giocatore sovietico a militare all’estero. Spiegava Ivan che la rete che divide in realtà unisce, perché voler vincere va bene ma senza barare e invadere il campo avversario.
E aggiunse. “Il gioco di squadra è una responsabilità condivisa, dove nessuno è più o meno importante dei suoi compagni, tutti sono in discussione e determinanti e cosi si cresce presto. Una lezione di vita, la pallavolo”. E di Filosofia, sembra di sentire Aldo Masullo quando al crepuscolo della vita disse: “la Filosofia mi ha insegnato che nessuno si salverà da solo”.
Ferruccio
(Nella foto una tifosa sul match point per l’Italia nella finale)