“Su Ischia pendono almeno 500 sentenze di demolizione, a dire poco. Le costruzioni eseguite nell’isola almeno dalla metà degli anni ’80, sono abusive al 90 per cento. Ora non sappiamo se la frana sia effetto dell’abusivismo ma certamente in quel territorio c’è da tempo una sottovalutazione del rischio geologico”.
Non sono mica parole di oggi, il magistrato Aldo De Chiara me le rilasciò in un’intervista dopo l’ennesima tragedia, il 10 novembre 2009. La pioggia violenta, il costone che cede, il fiume di fango che monta e inghiotte Anna De Felice, morta annegata a 15 anni.
Da allora Ischia ha conosciuto il terremoto e le alluvioni. E la storia si ripete oggi, 26 novembre 2022. Ora largo agli esperti, geologi, ingegneri e paesaggisti. Ma in un passato recente il più bravo di tutti i magistrati sui temi ambientali, aveva già detto tutto e agito. Davanti all’ennesimo disastro, oggi taglia corto: “La storia si ripete”.
Per comprendere il fenomeno “culturale” dell’abusivismo De Chiara raccontò un episodio. “L’altra sera, mi è stato riferito, in una chiesa di Procida c’è stata una veglia, una preghiera perché sia assicurato l’abuso quotidiano… E nella primavera di quest’anno, quando abbiamo iniziato le demolizioni, anche il vescovo ha preso le difese degli abusivi cosiddetti di necessità. La dice lunga su un atteggiamento culturale ripetuto che sottovaluta la gestione diretta del territorio”.
Quando grazie al magistrato la procura di Napoli riuscì finalmente a ordinare 140 demolizioni su Ischia, furono bloccate dal giudice monocratico dell’isola e spedite alla Corte con la motivazione che gli abusi erano condonabili. Ma la Corte disse che il terzo condono a Ischia non si applicava. A maggio scorso il commissario di governo ha sbloccato il terzo condono.
E cosi a Ischia le case vanno giù solo con i disastri ambientali e non si riesce a demolire nulla, tranne le sentenze di demolizione.
(Ferruccio)
