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L’11 settembre e l’odio per gli arabi. Suor Pasqua mise tutti a tavola, italiani e stranieri

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Dopo la strage delle Torri Gemelle vivere in Occidente per gli arabi fu un bel problema. L’odio per l’immigrato nutre parte della società (ci rubano il lavoro, vengono a delinquere) e vent’anni fa assegnò l’etichetta di terrorista a chiunque avesse somiglianza con le facce dei dirottatori. Quei volti suicidi fecero il giro del mondo e su tanti stranieri, soprattutto tunisini e marocchini, piombò un clima di caccia alle streghe. Vittime collaterali del pregiudizio in nome delle 2977 persone morte negli attentati e dei seimila feriti (a parte i 19 dirottatori). Inciampai in quel clima ma non del pregiudizio mi curai bensì del privilegio di potermi avvicinare da giornalista agli occhi innocenti che quella follia lasciava socchiusi.

Cercavo storie per la redazione di Repubblica e quegli occhi li ho visti con i miei occhi al 𝑑𝑜𝑟𝑚𝑖𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑑𝑖 𝑁𝑎𝑝𝑜𝑙𝑖 dove il clima di terrore trovò conferma nelle parole di una suora: “Molti arabi hanno paura e cercano rifugio qui”. Bresciana dal cuore d’oro e oggi in missione in Sardegna, 𝑆𝑢𝑜𝑟 𝑃𝑎𝑠𝑞𝑢𝑎 nel 2001 si occupava della sopravvivenza umana senza distinzione di razza né religione, alla sua porta bussavano disperati italiani e nordafricani che scappavano dalle strade italiane. Ne trovai tanti un pomeriggio d’inverno, barricati sulle scale ai piedi dell’ascensore e nessuna voglia di mettere il muso fuori. Suscitare simpatia a Suor Pasqua mi aiutò a scoprire in quel crocevia di anime parabole di donne e uomini piegati dalla vita e diffidenti verso il mondo, anche un 𝑒𝑥 𝑚𝑎𝑛𝑎𝑔𝑒𝑟 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝐴𝑙𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎 e professionisti, diventati barboni.

Italiani e arabi sedevano pacificamente alla stessa tavola, dopo l’11 settembre era una notizia e anche un miracolo. 𝐶𝑜𝑛𝑜𝑏𝑏𝑖 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑉𝑖𝑡𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜 e raccontai la sua storia a marzo 2002 sul Venerdì di Repubblica, diventata un video Stramp, un ingegnere che aveva già conosciuto l’ 11 settembre: 𝑇𝑎𝑛𝑔𝑒𝑛𝑡𝑜𝑝𝑜𝑙𝑖. Ricco manager al fianco del ministro Pomicino, in seguito alla bufera giudiziaria che travolse ‘𝑜 𝑚𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑜, Vittorio si ritrovò con le scarpe di pezza. Suor Pasqua gli affidò la 𝑙𝑎𝑣𝑎𝑛𝑑𝑒𝑟𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑐𝑙𝑜𝑐ℎ𝑎𝑟𝑑 e lui l’ingegnere mi raccontò: “𝑆𝑒𝑑𝑒𝑟𝑚𝑖 𝑖𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑚𝑒𝑛𝑠𝑎 𝑐𝑜𝑛 400 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒, 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑒 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑛𝑖𝑒𝑟𝑖, 𝑐𝑎𝑡𝑡𝑜𝑙𝑖𝑐𝑖 𝑒 𝑚𝑢𝑠𝑢𝑙𝑚𝑎𝑛𝑖, 𝑚𝑖 ℎ𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑜 𝑓𝑒𝑙𝑖𝑐𝑒”. Vent’anni dopo l’ho ritrovato in una casa di riposo, un ictus gli ha tolto la parola e il passo, non l’umanità. Paolo Frascani, grande storico e mio professore di laurea, dice che la Storia non si ferma mai, anche quando sembra tornare indietro.
(Ferruccio Fabrizio)

11 settembre 2001-11 settembre 2021

la foto delle Torri fu scattata da mio fratello Francesco, New York dicembre 1992

E l’ingegnere del ministro finì clochard

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