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La donna che visse mille volte, addio a Monica Vitti nella sua Roma

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Il teatro era il suo sogno e di Eduardo De Filippo, grande amico, disse che “non si buttava via il tempo nemmeno a stargli vicino se era in silenzio…”. Lo sguardo malinconico, di entrambi.

Monica Vitti perdeva sistematicamente tutto, gli occhiali innanzitutto, “li perdo sempre e chi non ha occhiali non vede, quindi non posso trovarli…Sono miope, astigmatica, presbite, ipermetrope e ipersensibile…”.

Sul suo naso i produttori storcevano la bocca, “me lo volevano cambiare, ma alla fine abbiamo vinto noi, io e lui!”. Aveva ragione Mario Monicelli che scoprì il suo talento, il fascino non aveva bisogno di approvazioni.

Romana già nel nome Maria Luisa Ceciarelli (lo pseudonimo Monica dalla protagonista di un romanzo, Vitti era l’abbreviazione del cognome della madre Vittiglia) ma aveva una dizione italiana perfetta.
“Con questa voce – raccontava con la sua intelligente ironia – me fanno fa’ solo le ladre e le mignotte…” e invece doppiò anche Dorian Grey e Diane Keaton.

Scelse Roma per girare il suo unico film da regista “Scandalo segreto” (1990), “io amo questa città e i suoi colori e senza di lei Monica Vitti sarebbe molto più triste”.

Personalità “irregolare” del cinema italiano, lontana dagli schemi, unica come la data della sua parabola: nata un giorno, un mese, un anno dispari 3.11.1931, se n’è andata in un tempo tutto pari 2.2.2022…
Solo una combinazione, chissà.
(Ferruccio)

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