“Fare del bene fa bene”, ricorda spesso il mio amico don Luigi conosciuto quando era parroco di Gragnano, luogo devoto alla storia per i mulini e i pastifici. A casa mia per decenni il bene tornava con i piccoli e nobili gesti, per esempio quelli di una simpatica e spontanea aristocratica napoletana, la signora Flora Ciaramella. Abitava dietro casa e al suo medico di famiglia, mio padre Dario, riservava il dono di una leggendaria pastiera fatta con le sue mani tutte le sante pasque, senza perderne una.
Con i miei nonni aveva diviso gli anni della guerra, i nazisti, l’occupazione americana del palazzo, una storia lunga un secolo, finché la signora Flora a 97 anni decise di vendersi la casa con la formula della nuda proprietà. E gli acquirenti che pensavano forse di aver fatto un buon affare con una centenaria, vi entrarono quando la cara signora si spense, sette anni dopo a 104 anni. Sette come le vite e le strisce della sua insuperabile pastiera.
Durante il suo infinito crepuscolo una nuova genuina presenza femminile, originaria del Matese, era stata contagiata dall’umanità del medico di famiglia e poco alla volta è diventata la signora della porta accanto. “Anna, Anna mia, Anna come l’allegria, Anna come acqua fra le dita, Anna come un vino che ti invita…” canta Mimmo Cavallo e cosi ci ritrovammo con due pastiere, fatte col cuore e solo per questo di qualità superiore.
Da quando il suo medico Dario non è più qui, la signora Anna non ne hai mai più cercato un altro ma bussa ancora alla sua porta, con il sorriso e una pastiera speciale.
𝐋𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐧𝐧𝐚
ingredienti base: pasta frolla, ricotta setacciata e grano
– due sere prima di infornare la pastiera prendete un recipiente e mettete 700 g di ricotta impastati con 600 g di zucchero e una scorza di limone
– nel giorno in cui la infornate, sette uova (cinque intere e due tuorli) frullate e travasate nel composto con la ricotta
– la pasta frolla si crea con l’impasto di 500 g di farina, 3 uova, 200 g di zucchero, 200 g di burro, si schiaccia e si adagia su una teglia, deve stare almeno una notte in frigo
-il grano in scatola piccola, va prima sgranato in un recipiente poi cotto a fuoco lento con 30 g di burro e 100 di latte, il tempo che diventi una crema
– la crema di grano va raffreddata e travasata nel composto con la ricotta e le uova, amalgamato e poi aggiungete una bustina di vaniglina e una di cannella, amalgamate ancora e poi aggiungete una boccetta di acqua di millefiori e una di fiori d’arancio, amalgamate
-versate tutto il contenuto nella teglia con la pasta frolla
-le strisce, devono essere sette per la tradizione, basta prendere un pezzo di pasta frolla, disperderci una mano di farina e tagliare una dopo l’altra sette strisce
– la pastiera è pronta per andare nel forno a 170, 165 gradi, per due ore almeno
– quando è cotta deve raffreddare per dodici ore almeno
– lo zucchero a velo è a piacere, secondo i gusti, la signora Anna non lo preferisce ma è bello da vedersi, soprattutto a ritmo di musica
1 Commenti
Caro Ferruccio, hai il dono di rendere visibile, quasi facendolo toccare con mano, gli episodi che descrivi, di qualunque argomento siano.
Complimenti!