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Marilyn Monroe, perduta in una notte

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Per molte ore dopo la morte nessuno ha reclamato più il suo corpo. Marilyn Monroe sparì come un pulviscolo d’oro, la notte del 5 agosto 1962. L’autopsia non restituì certezza dell’abuso volontario di barbiturici e le indagini mai neanche un rapporto di polizia. Sparì il suo diario rosso. L’attrice, svampita per copione ma smemorata per davvero, ci annotava tutto. Sopravvissuta alla pietà ruvida degli orfanatrofi e agli abusi, forse non aveva voglia di farla finita a 36 anni.

Chi non crede al suicidio chiama in causa le miserie umane dei potenti, i Kennedy senza eccezione, e trova spunti anche nelle testimonianze degli attori che riempirono la scena del dramma: l’autista dell’ambulanza, il medico, il poliziotto, accorsi nella casa bungalow di due stanze in cui la star americana viveva a Los Angeles non certo sugli standard sfarzosi di Hollywood. Quella notte la polizia fermò un’auto a forte velocità vicino casa della Monroe, a bordo c’erano il suo psichiatra e Robert Kennedy con il cognato.

In un’intervista prima di morire l’attrice trattava con leggerezza il ruolo di oca bionda che gli studios le avevano cucito e si immaginava, più vecchia, in ben altri copioni. Se infelicità e solitudine hanno trovato sollievo da qualche parte, i desideri intimi di Norman Jeane, il suo nome di battesimo, erano forse il suo unico riparo. “Una delle persone più sottovalutate al mondo” disse Joshua Logan, per cui recitò in 𝐹𝑒𝑟𝑚𝑎𝑡𝑎 𝑑’𝑎𝑢𝑡𝑜𝑏𝑢𝑠 (1956) e a restituire giustizia al suo inconsapevole talento ci pensò, in vita, Billy Wilder durante le riprese di 𝐴 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑜 𝑝𝑖𝑎𝑐𝑒 𝑐𝑎𝑙𝑑𝑜: “E’ un genio assoluto come attrice comica”.

Simone Signoret nel suo libro autobiografico l’ha ricordata spettinata, senza trucco, una vestaglietta da pochi soldi. Il suo volto più autentico, sfiorato da pensieri delicati di uomini omosessuali, che non avrebbero scartato l’anima per la diva. Elton John le dedicò Candle in the wind (Candela nel vento) nel 1973, Pier Paolo Pasolini una toccante poesia “…𝑡𝑢 𝑠𝑜𝑟𝑒𝑙𝑙𝑖𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎, 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑙’𝑎𝑣𝑒𝑣𝑖 𝑎𝑑𝑑𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑢𝑚𝑖𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑒 𝑙𝑎 𝑡𝑢𝑎 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑛𝑜𝑛 ℎ𝑎 𝑚𝑎𝑖 𝑠𝑎𝑝𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑙𝑎, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑎𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒𝑧𝑧𝑎…”.

La mattina del 5 agosto non c’era nessuno che si occupasse del suo corpo, una madre, figli mai avuti, parenti. Fece tutto Joe DiMaggio, il secondo marito, al funerale volle solo 31 persone e nessuna celebrità. La salma è stata tumulata ma allo scrittore Truman Capote, con cui condivideva le ferite di una vita, Marilyn Monroe confidò che avrebbe voluto essere cremata e le ceneri disperse sulle onde del mare.
(Ferruccio)

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