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Nell’inferno di Bakhmut, si canta alleluia

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I 70 mila abitanti che popolavano questa cittadina del Donbass prima che diventasse un cimitero, parlano ucraino e russo. Tanti dunque sono russofoni, non russofili badate bene, parlano russo ma sono ucraini e con Putin non ci sono mai voluti stare. Come il mio amico Nicolai di Kiev o sua sorella che parla il russo anche meglio dell’ucraino, e lo stesso Zelensky nelle conferenze ha usato spesso la lingua russa.

Il motivo per cui il russo è così radicato in Ucraina è semplice, per secoli la cultura ucraina è stata soffocata e la sua lingua proibita dalle leggi degli zar, Stalin ha fatto il resto. Solo Lenin riconobbe l’identità culturale degli ucraini. Questo spiega il simbolo degli ucraini, Taras Shevchenko, poeta servo della gleba incarcerato dallo zar, morto povero per la libertà. E spiega il forte orgoglio nazionalista che oggi unisce il popolo nella resistenza a Putin.

Anche con le nostre armi. Mai avrei immaginato di sottoscrivere il pensiero di un leader di destra, quello di Giorgia Meloni sull’Ucraina. Ecco il link, per evitare manipolazioni
https://www.open.online/2023/03/24/guerra-ucraina-meloni-vertici-kiev-virale-social-video/

La confusione sulla lingua è sfruttata dalla propaganda del Cremlino per smerciare falsità (la più ridicola che l’Ucraina sia parte dell’impero russo) che in Italia fanno presa su gente disonesta o ignorante schierata per una finta pace che riconosca a Putin i territori ucraini rubati col sangue, perché come ha ben spiegato il filosofo Biagio De Giovanni, questa gente è solo accecata dall’odio per l’America.

Finti pacifisti di casa nostra (trasversali tra parenti, cosiddetti amici, conoscenti) che dal 24 febbraio 2022 si vanno a cercare affannosamente sul web tutto ciò che insulti la Nato e Zelensky ma non hanno, almeno per dimostrare la propria “equidistanza”, mai pubblicato nulla contro Putin. E questo dimostra che sono loro i principali manipolatori dell’informazione, del cosiddetto mainstream, parola orrenda che va tanto di moda nei loro taglia incolla.

Stramp è uno spazio libero e documentato a al tema della disinformazione sarà dedicato un giorno un post approfondito, ora ricordiamo tre fatti.

Il 24 per cento dei sovietici che combatterono contro i nazisti, uno su quattro era ucraino, quelli che stanno combattendo a Bakhmut come in tutta l’Ucraina contro il loro più antico tiranno sono i figli dei loro figli.

Christopher Stokes, responsabile dei Medici Senza Frontiere (organizzazione non governativa) ha dichiarato che in 25 anni di lavoro in zone di guerra in tutto il mondo, solo in due casi, Mosul in Iraq o Grozny in Cecenia, ha visto le devastazioni dell’Ucraina, altro che Palestina.

Quando Putin ha iniziato a distruggere l’Ucraina i poveracci di Irpin e Bucha, Mariupol e Kharkiv, Bakhmut e tutto il Donbass, secondo le organizzazioni umanitarie sono scappati tutti verso ovest, tranne i deportati. Perché non sono andati tra le braccia di Putin che è andato a “liberarli dai nazisti”?
A Bakhmut son rimasti in tremila, quasi tutti vecchi che nell’era sovietica impiegavano tre stipendi per comprarsi un cappotto e dopo il crollo dell’Urss 30 anni per farsi una casa. E ora non sanno più dove andare.
Ferruccio

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1 Commenti

Giorgio 26 Marzo 2023 - 19:32

Queste immagini e il tuo commento sono piu’ incisive e realistiche di 100 telegiornali,che tendono a sterilizzare ed adulterare la nefasta verita’ di questa aggressione russa e con l’eccezione del Tg3,tentare di evidenziare una guerra in cui i colpevoli sono da entrambi i lati.

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