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Rosario Livatino primo giudice beato, nel giorno di Peppino Impastato. La mafia lo uccise senza scorta

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Così timido e raffinato per frugare in occhi buoni, Rosario Livatino non si girava mai dall’altra parte di fronte ai cattivi. Fu inseguito e ammazzato un giorno di fine estate, in mezzo ai campi della Sicilia che circondano le strade, come una ruspa piega un fiore. Il suo sguardo pulito si era spinto tra i fili spinati del malaffare di politici e imprenditori mafiosi. Aveva 38 anni.
La Chiesa celebra con lui il primo giudice beato, in un mondo di ordinaria vigliaccheria Livatino era un serio candidato.
La beatificazione nella cattedrale di Agrigento, oggi nella ricorrenza dell’anatema che Papa Wojtyla levò contro i mafiosi nella Valle dei Templi nel ’93. Il 9 maggio è anche il giorno dell’omicidio di Aldo Moro e in un casolare di Cinisi di Peppino Impastato, rivoluzionario laico e giornalista, altro carattere, stesso coraggio.
Il giudice ragazzino veniva da Canicattì, quel paesino indicato da banali modi di dire come luogo sperduto e immaginario. La sua parabola dolorosa restituisce brandelli d’umanità, una luce possibile in fondo al buio. Altri occhi che non si girano altrove. Quelli di Pietro Nava, l’agente di commercio milanese che il 21 settembre 1990 transitava sul luogo del delitto, vide i killer, testimoniò e li fece condannare, segnando per sempre anche la sua vita.
Gaetano Puzzangaro uno dei quattro assassini del giudice, ergastolano dal 1995, in un messaggio ha scritto: “Il giudice Livatino lavorava per tutti quei giovani che si erano persi nell’abbraccio mortale della criminalità, lavorava, quindi, anche per me, per vedermi libero e vivo. Io non l’avevo capito”.
Nonostante la testimonianza solare e coraggiosa contro i killer ci son voluti 11 anni per chiudere la vicenda giudiziaria e i genitori del povero Livatino, sfiniti, un giorno han deciso di non costituirsi più parte civile. “Siamo stanchi di tutto, delle parole, dei processi”.
La giustizia per Livatino era un atto di umiltà e di amore, non di potere. Fu ammazzato senza scorta, si sentiva protetto da Dio. “Quando moriremo – disse un giorno – nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”.

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