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Salento, tartaruga morta con la plastica in bocca tra l’indifferenza dei bagnanti

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Il mare l’ha restituita esanime e chissà da quanti giorni. La sagoma pietrificata, sul bagnasciuga. Un rifiuto di plastica che penzola dalla bocca, il guscio decomposto. Circondata dall’indifferenza dei bagnanti. E’ accaduto ieri mattina su una spiaggia del Salento, a Porto Cesareo, in località Torre Lapillo (Lecce). I giovani hanno continuato a giocare in acqua, i bambini a schiamazzare, i curiosi a gettare lo sguardo quasi divertiti, altri a bivaccare sulla sabbia. Una triste pagina di insensibilità, strappata da Antonio Ciardo, studente salentino di Tricase che indignato ha fotografato la tartaruga insabbiata in un tratto di spiaggia libera, e insieme a un altro animo generoso ha avvertito Guardia costiera e Polizia municipale. Ma fino a tarda sera, nessuno si era fatto vivo. “Quando sono andato via dalla spiaggia alle 19 la tartaruga era ancora lì”.
Uccisa con tutta probabilità dalla plastica ingoiata e gettata a mare da civilissimi abitanti del pianeta.
Proprio tre settimane fa a Porto Cesareo un’altra tartaruga adulta di 30 kg, approdata sulla riva in evidente difficoltà, è stata segnalata da alcuni bagnanti e salvata.
A Porto Cesareo, località famosa per il mare caraibico ma anche per indecenti abusi edilizi, è stata istituita nel 1997 una riserva marina protetta che si estende per 32 km di costa da Punta prosciutto a Torre Inserraglio. La baia del comune salentino ha visto nascere lo scorso settembre 79 esemplari di Caretta caretta, la tartaruga più diffusa nel Mediterraneo e la più minacciata dal turismo balneare.
Secondo uno studio della University of Quensland (Australia), il 52 per cento delle tartarughe marine ingerisce rifiuti perché queste creature non riescono a distinguere i sacchetti di plastica dalle meduse. Anche un solo sacchetto di plastica può causarne la morte.

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