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Se il Qatar rifiuta i gay, Rod Stewart rifiuta il Qatar

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Rod the mod (Rod il ribelle), scrisse nel ’76 una bellissima ballata dedicata a un amico omosessuale ucciso sulla 53 esima strada di New York, “Killing of the Georgie” da ascoltare nel video sotto, è la storia vera di un ragazzo rifiutato dai genitori quando scoprono la sua natura e lo cacciano di casa. “Come può mio figlio non essere etero, dopo tutto quello che ho fatto per lui…” recita la canzone.

Addolorato, Georgie trova conforto e successo nell’alta società di Manhattan finché una sera dopo aver partecipato a un musical a Broadway, rinuncia all’inchino finale e s’incammina verso la notte, “una brezza gentile soffiava sulla strada” quando una gang a caccia di innocenti lo aggredisce nel buio di un vicolo. Il brano si chiude con il ricordo dei consigli di Georgie a vivere la propria gioventù prima che questa finisca. “Georgie era mio amico. Oh Georgie resta, non andartene” canta Rod nello struggente finale.

Non è mai emerso che Rod Stewart abbia avuto tendenze gay, ma cosa importa. Elton John al riguardo ha svelato un episodio divertente quando raccontò che a una festa si lanciò addosso al cantante scozzese, i due finirono a terra e Rod lo implorò: “Non sono preparato a queste esperienze”. Rod Stewart ha rifiutato oltre un milione di dollari per celebrare l’inaugurazione del Mondiale nel Qatar, questo importa.

Nello stato emiro sgradito a altri Paesi musulmani dall’Egitto alle Maldive, i diritti elementari sono calpestati, l’omosessualità è considerata malattia mentale e l’adulterio punito anche con la morte. La Fifa ha pensato bene di organizzare qui i Mondiali di Calcio. E il Qatar per costruirsi la facciata dell’evento ha speso 200 miliardi e sacrificato 6500 lavoratori uccisi col sistema della kafala (abolito due anni fa dopo infinite denunce) con cui il datore di lavoro li teneva ostaggio negando il permesso di bere anche con 50 gradi di temperatura.

Migranti dall’India, Pakistan, Nepal, Bangladesh, come sempre i più poveri tra i poveri, alle famiglie dei quali è stato negato anche il diritto al risarcimento (economico) facendo passare per suicidi gli incidenti sul lavoro. Certo Rod the mod non è senza peccato, accettò con Sting, Julio Iglesias, Ennio Morricone, Ramazzotti di esibirsi a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, uno dei regimi più repressivi del pianeta. Se ne sarà forse pentito. Ma Rod Stewart nato povero e affamato può permettersi di schiaffeggiare il Calcio che ha venduto l’anima ai soldi, lui che ne ha fatti tanti per strada.

Boicottare i Mondiali, certo ma poi al primo dribbling di Messi, sui crimini del Qatar scenderà nuovo silenzio. Seguo la serie A ormai per radio come ai tempi di Mazzola e Bettega e a dicembre la mia simpatia, a distanza, andrà alla nazionale spagnola guidata da Luis Enrique, grande uomo di sport e gran signore.
(Ferruccio)

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