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Sinisa e Mostafà, morire di leucemia e pure di freddo

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Lo chiamavano zingaro per insultarlo, ma lui si difendeva cosi bene che solo Claudio Lolli avrebbe saputo farlo meglio, nel suo capolavoro “𝐻𝑜 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑧𝑖𝑛𝑔𝑎𝑟𝑖 𝑓𝑒𝑙𝑖𝑐𝑖”. Sinisa Mihajlovic era amico di Zeman e basterebbe questo a ricordarlo con stima e affetto. Sono giorni di pioggia, che non si fa a tempo a ripararsi il cuore. Miha si è spento a soli 53 anni, calciatore eccellente, persona seria e intelligente, uomo dignitoso e coraggioso, nemico di ruffiani e leccapiedi, discutibile per alcune scelte che oggi non è il caso di sottolineare, portato via da una malattia che mio padre medico mi raccontava implacabile come poche, nonostante la ricerca.

In questi giorni se n’è andato per la stessa patologia un caro amico, qualche anno fa la leucemia ha portato via a Galatone (Lecce) un ragazzino di 14 anni figlio di un altro amico, muoiono bambini, giovani e meno giovani per un terribile male che colpisce senza distinzione, senza motivo conosciuto, che non è ereditario e nemmeno contagioso. Tristezza e impotenza. Ingiusto morire cosi, ma che vergogna è morire di freddo a 19 anni nella ricca Bolzano il 16 dicembre 2022?

Mostafa Abdelaziz Aboulela, studente egiziano, avrebbe compiuto vent’anni il 10 gennaio. Aveva lasciato un lavoretto da imbianchino in Francia in cerca di un futuro migliore ed era arrivato con un amico a Bolzano. Voleva chiedere asilo e permesso di soggiorno, imparare l’italiano, trovare un lavoro e mandare i soldini a casa, permettere alla sorella di sposarsi.

Giovedì sera hanno bussato al dormitorio della Caritas, c’era solo da mangiare, nessun letto per dormire. Cosi hanno vagato per la città e si sono rannicchiati per strada in un angolo, durante le notte l’amico l’ha svegliato e Mostafà non si muoveva più.

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