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Sulla strada di Jim Morrison, ribellione, poesia, libertà

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E’ diventato leggenda della musica ma sottovoce si sentiva un poeta. “La suprema arte è la poesia perché ciò che ci definisce come esseri umani è il linguaggio” dichiarava Jim Morrison. E’ morto 50 anni fa a Parigi e che sia stato un infarto non ci ha mai creduto nessuno. Se n’è andato il 3 luglio 1971 a 27 anni, nel giorno di San Tommaso e in cui nacque Kafka, del resto “re lucertola” come il santo e lo scrittore sentiva l’autenticità della vita che ha voluto sempre toccare con mano. Frontman carismatico di quel mondo a parte che sono stati i Doors dal 1965 al 1971, si è guadagnato la strada per la libertà, breve e intensa, con la disobbedienza al padre militare e alle convenzioni sociali che imprigionano i sogni e la mente. I suoi eroi erano artisti e scrittori, amava Kerouac e sognava l’Africa come Rimbaud. E’ sepolto a Père Lachaise nel viale dei poeti. Sulla lapide è scritto semplicemente James Douglas Morrison.

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