Dall’orfanatrofio africano all’oro europeo, la parabola del mezzofondista nato in Etiopia
E’ nato nel Corno d’Africa, nella regione di Amara. Che secondo alcune fonti ha un significato inverso a quello dato in Italia, di cui l’Etiopia è stata colonia fascista. Amara significherebbe gradevole, grazioso, ma l’infanzia di Yeman non lo è stata per niente.
E’ diventato campione europeo sui 10.000 metri a Monaco con un finale strepitoso ma mentre realizzava l’impresa l’emozione è stata spezzata dalla sensibilità inversa di Rai 2. Che a un giro e mezzo dal traguardo ha pensato bene di togliere il collegamento e mandare in onda il Tg2.
Increduli appassionati sono stati costretti a cambiare canale per condividere la vittoria. Solo un errore chissà, ma con le elezioni alle porte qualcuno l’ha pensata come Andreotti, cioè male. Il Tg 2, diretto da un giornalista non proprio campione di imparzialità che ha già provato a far politica con la “Casa delle libertà”, respinto dagli elettori vent’anni fa e che lo scorso maggio fu richiamato dall’azienda di viale Mazzini per il suo contributo poco “sportivo” a favore della Meloni. Ora un nuovo “blackout”, letteralmente “nero fuori”.
La storia di Yeman fu raccontata dal 33 enne regista lombardo Matteo Valsecchi nel documentario “Yema e Neka” e presentata nel 2015 in diversi festival. Adottato a 5 anni da una coppia italiana insieme ai cinque fratelli e ai cugini, l’atleta oggi vive sulle colline di Trento. “Ho avuto la fortuna di lasciare una vita misera e segnata in un orfanatrofio a Addis Abeba, mi posso vestire e comprare libri” ha raccontato dopo la gara.
Oggi Yeman ha 26 anni e un futuro d’oro, come a Monaco.